Quella dei Primosic, come spesso accade quando si parla di terra, di vigne e di vino, è una storia fatta di nomi propri: nomi di terre naturalmente propizie per la maturazione dell’uva – il Collio – ma soprattutto nomi di persone che con il loro lavoro hanno fatto crescere una tradizione secolare. Se nei catasti teresiani rimane traccia dei primi coloni che, proprio con il vino, pagavano dazio ai monaci del vicino monte Sabotino, il primo nome che racconta la storia della famiglia è quello di Carlo Primosic il quale, alla fine dell’800, riforniva i commercianti del vino che, dall’allora sud dell’Impero austro-ungarico, prendeva la strada di Vienna nelle grandi botti di legno. Sul Collio, come a Gorizia, la Prima guerra mondiale fu una catastrofe per uomini e coltivazioni. Delle tragedie familiari e dalle distruzioni fu possibile riemergere con grande fatica solo dopo la Seconda guerra mondiale. Le prime vendite private negli anni 50 e la spinta dei giovani enologi proveninti dal Veneto hanno permesso a Silvan Primosic di rilanciare e specializzare l’attività di produzione vinicola. La prima vendemmia imbottigliata è quella del 1964 e già dopo pochi anni arrivano i primi riconoscimenti alla qualità italiani e internazionali. Nel 1967 nasce anche il Consorzio Collio di cui Silvan è fra i primi aderenti: non a caso la bottiglia “numero uno” del Consorzio esce proprio dalla cantina dei Primosic.
Tappe decennali, come la costruzione della nuova cantina e attuale sede nel 1979 e l’avvio delle selezioni di qualità nel 1989, segnano la storia più recente della famiglia. Nascono così i vini che sono espressione della “filosofia” Primosic: il Klin e le Gmajne sono ancora una volta nomi che riemergono dalla tradizione orale e ricordano gli appezzamenti e la terra dove crescono le uve Primosic. Fra i vitigni autoctoni su tutti c’è la Ribolla Gialla, riscoperta e apprezzata in tutto il mondo: la versione classica “Think Yellow“, oppure la riserva Ribolla Gialla di Oslavia.
Con il padre Silvan, ad occuparsi delle viti e della cantina oggi sono Marko e Boris che di Carlo Primosic sono i pronipoti; è però sempre una storia di vino e di nomi: per i vecchi di Oslavia entrambi i giovani, così come lo è stato loro padre Silvan, sono ancora “quelli del Carlo”.